Si può dire che anche Canzano ha il suo Lourdes (anche senza miracoli e guarigioni). Si tratta del piccolo paese di Perdono, dove pare che in un giorno di maggio del 1480 la Madonna sia apparsa ad un uomo che passava di lì.

Il “fortunato” era Floro di Giovanni, un contadino come tanti a quei tempi che, in quel momento, stava arando il suo campo con l’aiuto di un aratro trainato da due buoi.
Improvvisamente i buoi si arrestarono e rimasero fermi immobili con le zampe piegate, quasi come se stessero in ginocchio, a fissare un punto imprecisato su di loro.

Dopo dei colpi di frusta e di pungolo, Floro contestò che non c’era verso di farli muovere e decise di interrompere il lavoro e decise di scoprire cosa aveva fatto arrestare i suoi due buoi, che prima di allora erano sempre stati “fedeli” al suo padrone.

15072011599_miniSi recò sotto un albero di alno (un tipo di pioppo bianco) e iniziò a pregare quando, da sopra all’albero, scorse una delle cose più meravigliose che possa capitare di vedere. Una bellissima donna, irradiante di luce, lo fissava dalla cima dell’albero. Incredulo, Floro si gettò in ginocchio ed iniziò a pregare con più forza quando la Madonna con voce soave gli disse di essere la Regina dei Cieli e di riferire al popolo canzanese che venga realizzata una chiesa in suo onore.

Floro si precipitò a Canzano e, come prevedibile, nessuno gli credette e venne beffato e irriso dai suoi abitanti. D’altronde, come poteva essere possibile che la Regina dei Cieli potesse perdere tempo con un bifolco rozzo ed ignorante come Floro?

Il contadino tornò a casa ferito ed umiliato, ma con la convinzione che la Madonna, un giorno o l’altro gli sarebbe apparsa nuovamente e lui avrebbe finalmente potuto provare ai suoi compaesani che la Regina dei Cieli aveva parlato proprio con lui.

Difatti il giorno dopo, durante il solito aratro nel campo, ecco che i suoi buoi si arrestavano di nuovo, come il giorno prima distesi come in ginocchio. La Madonna gli apparve nuovamente, ma stavolta non in cima all’albero ma in piedi davanti a lui. Floro, col cuore in gola e l’umiliazione del giorno prima che ancora bruciava, riferì alla Madonna l’esito negativo della sua missione. Ella ascoltò e scomparve senza dir nulla.

La Madonna gli apparve anche il giorno successivo, sempre durante l’aratro, e Floro le raccontò di nuovo del fallimento della sua missione. Ma stavolta Ella gli rispose ripetendogli del suo volere della costruzione di una chiesa in suo onore e, se si imbattesse nuovamente nello scetticismo della gente, di recarsi dalla famiglia Falamesca de Montibus e chiedere di cavalcare il feroce cavallo di loro proprietà, in quanto esso avrebbe indicato il luogo e le dimensioni della sua chiesa.

Floro ritornò a Canzano pieno di gioia e speranza. Come da previsione, gli abitanti non gli diedero retta nemmeno quella volta, così si incamminò verso la casa dalla famiglia Falamesca de Montibus, che accettarono con perplessità la richiesta a patto che fosse lui a rispondere di eventuali danni. Floro li rassicurò, sicuro che la Madonna avrebbe teso una mano su di lui e ammansito l’indomita bestia.

Dopo che Floro entrò nella stalla, tutti gli abitanti del paese si convinsero che non sarebbe uscito vivo da lì, visto che il cavallo era diventato il terrore dell’intero paese, tanto che nemmeno lo stesso padrone osava avvicinarsi all’animale. Invece, con grande sorpresa, videro Floro uscire dalla stalla in sella al cavallo, che non faceva la benché minima opposizione.

Seguirono il cavallo, che si diresse verso il Piano del Castellano. Qui il cavallo fece tre giri, come per indicare le tre dimensioni della futura chiesa, e alla fine del terzo giro si inginocchiò come facevano i buoi di Floro e posò il muso a terra a mo’ di bacio. Dopo tutto ciò, tornò nella sua stalla e, appena smontato Floro, tornò ad essere il cavallo indomabile che era prima.

A quel punto, tutti credettero alla buona fede di Floro e, rendendosi conto di ciò che avevano visto e di quel che aveva raccontato Floro, constatando che la Vergine era apparsa proprio a pochi passi dal loro paese, cominciarono ad intonare inni di gioia alla Madonna.

Questo straordinario evento ancora oggi viene celebrato il 18, 19 e 20 maggio di ogni anno, nella chiesa che oggi è conosciuta come Chiesa della Madonna dell’Alno.