Oggi, 4 ottobre, si festeggia San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia. La Valle delle Abbazie custodisce ancora preziose testimonianze architettoniche e documentarie che narrano i primi anni della diffusione del messaggio francescano. Accanto ad insediamenti che mostrano chiaramente il loro volto francescano, ve ne sono altri che presentano solo poche tracce; altri ancora sono ormai del tutto scomparsi, per lasciare spazio a nuove edificazioni, o semplicemente sono abbandonati.

dsc04154A Morro d’Oro, troviamo la Chiesa di Sant’Antonio Abate (già di San Francesco). Nel Provinciale Vetustissimum (1334-1344) Morro d’Oro risulta tra gli insediamenti francescani della Custodia Aprutina.

I locali del convento, di cui restano solo tre bracci voltati a crociera, furono terminati con molta probabilità nel XVII secolo ma, abbandonati in seguito alla soppressione napoleonica, già nel corso dell’Ottocento erano stati riconvertiti e destinati ad usi agricoli.

 

Della chiesa, ad aula unica coperta a tetto, sopravvive solo la facciata sulla quale si apre il portale trecentesco, simile per tipologia a quello di Teramo e Campli, che oggi immette in una cappella ricavata dall’ambiente d’ingresso della chiesa originaria.

Diametralmente opposta alla chiesa è ancora visibile una caratteristica torre colombaia.  dsc04128

dsc04097mod

 

 

A Cellino Attanasio, nel centro del paese, si trova la Chiesa del Convento di Sant’Antonio Abate. Le fonti documentarie non chiariscono l’epoca dell’edificazione della chiesa francescana, oggi dedicata a S. Antonio, essa era sicuramente già realizzadsc_0924ta nel XIII secolo, dal momento che si conserva una Bolla del 1 aprile 1347, con la quale il papa Clemente VI autorizza i frati alla costruzione di un nuovo convento e all’abbandono del vecchio complesso, ormai in rovina.

Pur avendo subito diversi rimaneggiamenti nel corso dei secoli, l’ultimo dei quali nel secondo dopoguerra, la chiesa insiste ancora sul perimetro originario; la parte che maggiormente conserva l’assetto medievale coincide con la zona presbiterale, realizzata all’esterno in conci di pietra rafforzati da contrafforti, mentre all’interno troviamo intatta nel coro la copertura a volte a crociera costolonata, che si apre sulla navata tramite un arco ogivale. Il convento, ultimato nel XVII secolo, conserva il chiostro definito sui quattro lati da archi a tutto sesto con ghiere in mattoni e, al centro, il caratteristico pozzo.

dsc_0863dsc_0861

Infine a Isola del Gran Sasso, la tradizione, accolta da vari autori, vuole che un convento sia stato fondato dallo stesso San Francesco, giunto in queste terre tra il 1215 e l’anno successivo per pacificare alcune nobili famiglie in dissidio per questioni di confini. Pare che sul confine contestato fu edificata una piccola sede francescana, ristrutturata ed ampliata nel corso del XVI secolo dai Conventuali; a questa fase risale il portale della chiesa, oggi ricostruito nel chiostro. Il convento ha subito varie vicissitudini, tra cui quattro soppressioni: da parte di Papa Innocenzo X (1652), da Giuseppe Bonaparte (1809) e dal Regno d’Italia (1866 e 1882). Definitivamente riaperto nel 1894, oggi è meta di un fitto pellegrinaggio perché conserva le spoglie mortali di San Gabriele dell’Addolorata, patrono d’Abruzzo.

san-gabriele

Per organizzare una visita è possibile contattare uno degli operatori accreditati o scrivere a ITACA – segreteria@associazioneitaca.org.

(Fonti: Regione Abruzzo; www.paesiteramani.it per le foto di Francesco Mosca su Morro d’Oro e Cellino Attanasio).