San_Flaviano_di_Costantinopoli

Un immagine di San Flaviano

Domenica 22 novembre a Basciano si terrà una festa in onore di S. Flaviano, il santo patrono del paese.

La festa in questione è poco conosciuta per i non bascianesi, ma è senza dubbio un’ottima occasione per poter vivere una bella serata all’insegna delle tradizioni, della fede e soprattutto delle prelibatezze culinarie locali.

Il culto ha lontane radici storiche, che risalgono ai tempi del medioevo; ma partiamo con ordine (per le informazioni
storiche si ringrazia il prof. Emilio G. Di Nicola, che nel corso della festa terrà una conferenza a ricordo dei caduti bascianesi nella I guerra mondiale).

Nel medioevo esistevano a Basciano ben sette chiese o cappelle (elencate in alcuni documenti del XII secolo [S. Giacomo] e in una pergamena del 1283 che riporta l’elenco di tutte le chiese della diocesi di Penne [le altre sei erano: S. Simeone, S. Maria ad partem longam, S. Giovanni, S. Pietro, S. Maria de li Bulgari, S. Agostino]), ma non si faceva menzione alcuna della chiesa di S. Flaviano.

A Basciano si favoleggia da tempo circa l’origine di questa chiesa: la statua (o busto ligneo) del Santo sarebbe stata, secondo la tradizione, rubata da contadini bascianesi da una vecchia cappella diruta in contrada Ponzano di Penna Sant’Andrea e portata nella chiesa del paese.

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Un immagine della parrocchia di San Flaviano a Basciano

Tuttavia, a parte la tradizione orale, noi troviamo le prime tracce documentarie di tale chiesa dalla fine del XV secolo. Ora, se consideriamo che l’edificio templare è attiguo al castello baronale e che nel XV secolo e fino al 1536 sono stati gli Acquaviva i signori feudatari di Basciano, si può ritenere che tale edificio templare sia stato edificato proprio per volere dei nobili atriani. L’ipotesi più plausibile è che sia stato il VI° Duca d’Atri, Giulio Antonio Acquaviva (1428-1481), a volere anche a Basciano la costruzione di una chiesa dedicata a S. Flaviano. Lo stesso Duca infatti aveva fondato la città di Giulia-Nova, non lontano dalle rovine del centro abitato denominato “Castel San Flaviano”, proprio in ricordo del Santo Patriarca di Costantinopoli, le cui spoglie, secondo una leggenda, sarebbero state portate in Italia nel V secolo e avrebbero raggiunto miracolosamente le coste giuliesi a seguito di una tempesta.

Per quanto riguarda la chiesa di S. Flaviano in Basciano, essa compare per la prima volta in un manoscritto del 25 aprile 1489, scoperto di recente dallo storico Berardo Pio (presso l’Archivio Caetani di Roma) e poi trascritto e studiato dallo scrivente. Il prezioso documento riporta l’elenco delle numerosissime chiese e cappelle della provincia di Teramo sulle quali i Duchi Acquaviva di Atri esercitavano lo “jus patronatus”, vale a dire il diritto di nominarne il rettore. Nel documento vengono citate tutte le chiese presenti sul territorio di Basciano, tranne, ovviamente, quelle soggette al Monastero camaldolese di Fonte Avellana.

“La chiesa di S. Flaviano – si legge a pagina 32r – è una semplice rettoria con cura d’anime, è in possesso del signore Merchionne Lalluzio di Basciano e dipende dall’Abate di S. Pietro ad pennensem di Bisenti. Ogni anno produce una rendita di tomoli 25 di grano, 10 di orzo, 5 di spelta [un tipo di frumento], oltre a barili 20 e più di vino, 4 e più di olio, e 6 … di lino”. Infine viene stimata un’entrata di 2 ducati per le messe perpetue celebrate per i defunti.

Qualche decennio dopo, in un codice presente nell’Archivio di Fonte Avellana, viene riportato l’elenco non solo dei possedimenti delle tre chiese bascianesi soggette al Monastero di S. Croce di Fonte Avellana (S. Agostino, S. Giovanni Battista e S. Pietro), ma anche parte di un Catasto generale pubblico coevo, databile attorno al 1526. In esso oltre a trovare l’indicazione dell’estensione dei singoli appezzamenti e del loro valore, vengono riportati altresì i proprietari dei vari beni, siano essi dei privati, sia la “Communitas Bassani”, come pure le due chiese di Basciano: S. Flaviano e S. Giacomo.

I beni della chiesa di S. Flaviano, ‘apprezzati’ da “Trosino et Joanne de Palombo”, consistevano in tredici appezzamenti di terreno di varia estensione, di varie colture (ulivi, querce, vigne, alberi da frutta) e situati in diverse contrade (“Collo di S. Flaviano”, “de Scafegnano”, “de la Costa de S. Flaviano”, “de le Coste”, “de la Fonte Gezza”, “de la Fonte de lo Preyte”, “de lo Cupo”, “de sole”).

Come si può vedere tali possedimenti erano rilevanti e assicuravano perciò una cospicua rendita grazie alla riscossione di affitti e decime.

Si può capire quindi che i parroci presenti nel territorio facessero a gara per potervi svolgere attività di culto. Infatti in quel periodo la “cura d’anime” veniva esercitata nel territorio sia dall’Arciprete di S. Maria “ad Portum longum” (o “ad partem [portam] longam) e sia dai monaci camaldolesi presenti in Sant’ Agostino. La chiesa di S. Flaviano era in comune tra i due religiosi che vi celebravano alternativamente ora l’uno e ora l’altro. Sulla questione intervenne il Vescovo di Penne, mons. Giovambattista De Benedictis, il quale durante la visita pastorale del 10 ottobre 1582, pose fine alla controversia tra i due parroci, ribadendo il diritto di entrambi di esercitarvi la cura d’anime, anche se l’arciprete di S. Maria verrà in seguito chiamato pure rettore di S. Flaviano.

Come già precisato prima, la nomina a rettore dell’Arcipretura (“Jus Patronatus”) spettava ai signori del feudo di Basciano, mentre competeva poi al Vescovo darne la conferma. Evidentemente erano più saldi il diritto e l’antica consuetudine a favore dei Baroni del luogo, rispetto all’impegno profuso dall’Università, che nel 1582 aveva provveduto al restauro dell’edificio con denaro pubblico, come riporta l’iscrizione sopra il portale della chiesa stessa (“…Sacrum hoc Divo Flaviano dicatu pubblico aere instauratu est anno Domini ISLXXXII”).

Il diritto di nominare il rettore venne esercitato dai Duchi Acquaviva di Atri fino al 1536; successivamente dai de Scortiatis nei secoli XVI e XVII, famiglia nobiliare napoletana molto legata a Basciano, tanto che Francesco, nel 1636, dispose nel suo testamento la sepoltura del proprio corpo “nella cappella delli Scortiatis” dentro la chiesa di S. Flaviano (I rettori da loro nominati furono: Almonte Pelagalli, Belisario Palumbi, Giandomenico (de) Tini e Ferrante Flamminij).

Agli inizi del XVIII secolo il feudo fu acquistato dagli Avellone, che ci hanno lasciato nell’abside della chiesa la lapide con la tomba sepolcrale, dove sono seppelliti i corpi di Donna Rosa e Antonio, nonché di Donna Caterina Arnone, rispettivamente figli e moglie di Placido Avellone, deceduti tra il 1708 e il 1709 (Gli Arcipreti da loro designati furono: Pompeo Marcone, Antonio Monti, Antonio Ciccarelli e Valerio Valeriani). Agli Avellone subentrarono poi i Barra Caracciolo che nominarono due rettori:  Gioacchino Valeriani, nel 1783 e Vincenzo Sardella, nel 1804. Quest’ultima nomina, operata da Placido Barra Caracciolo, fu l’ultima effettuata dall’ultimo Barone di Basciano.

Inoltre nei secoli XVII e XVIII furono erette nella chiesa d. S. Flaviano varie cappelle (o altari) con dei lasciti (con i relativi redditi) delle varie famiglie nobiliari o gentilizie. In particolare c’erano le cappelle di S. Simeone (dei Duchi Acquaviva di Atri), di S. Lucia (della famiglia Pigliacelli), di S. Maria della Pace (della famiglia Marij) dell’Assunzione di Maria (dei Baroni de Sterlich di Cermignano), di S. Giovanni, S. Francesco e S. Maria degli Angeli (fondata per lascito di Giovanni Ursini), di S. Stefano (della famiglia Ciccarelli).

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Il portale in bronzo della chiesa

Negli stessi secoli erano presenti nella chiesa due confraternite: quella del S.mo Sacramento che sovrintendeva all’altare maggiore, e quello del S. Rosario, che sovrintendeva ad un altare laterale e che nel 1760 fece costruire da Adriano Federi uno splendido organo, di cui oggi è rimasto solo la cassa (le canne pare siano state vendute negli anni ’70 del Novecento, mentre le parti meccaniche potrebbero trovarsi ancora nella cantoria).

Oltre all’organo sono presenti nella chiesa altre opere d’arte: gli affreschi del XVI secolo nella cappella della Crocifissione e in quella di S. Lucia (ricoperti); due tele del secolo XVII raffiguranti S. Flaviano e S. Rocco; il busto ligneo di S. Flaviano, candelieri e reliquiari.

Nel XX secolo la chiesa si è arricchita di due capolavori: le vetrate artistiche policrome raffiguranti santi e profeti, e il portale bronzeo dello scultore urbinate Augusto Ranocchi, raffigurante S. Flaviano, il Papa Giovanni Paolo II benedicente (Vescovo e parroco), i quattro evangelisti ed episodi del nuovo testamento.